Blog

Aiuto! C'è una medusa in acqua!

Aiuto! C'è una medusa in acqua!

Tutto ciò che conosciamo - e non conosciamo - viene tramandato di generazione in generazione; così le nostre paure divengono quelle dei nostri figli e quello che limita noi stessi, finisce per limitare anche loro.

23 AGO 2021 - Tempo di lettura: 5 min.

Oggi, mentre ero in spiaggia, ho assistito ad una scena che mi ha fatto capire quanto i nostri timori come persone adulte possano influenzare le paure dei nostri figli e, al tempo stesso, come ogni momento possa essere quello giusto per imparare qualcosa di nuovo, correggendo le false credenze.

Un gruppo di bambini, col padre a sorvegliarli, sguazzano in acqua, a pochi metri dalla riva e da me.
Tutto d’un tratto i piccoli cominciano a gridare terrorizzati e sento il genitore urlare a sua volta: “Allontanatevi subito! Uscite dall’acqua!”.
Chiaramente, in quel momento in cui ancora non avevo messo a fuoco quale fosse il terribile pericolo che incombesse su tutti noi bagnanti, mi sono sopraggiunte alla memoria le peggiori scene viste nei film sugli squali, ho immaginato la pinna fuoriuscire dall’acqua, quest’ultima tingersi di sangue, veder saltare qualche gamba mozzata. Poi ho sentito la più piccola del gruppo gridare: “Aiuto! C’è una meduuuusaaaaa!!”
Ah ecco. Ecco il problema. La medusa.
“Maledetta! Dovrebbero morire tutte!” aggiunge con disprezzo e arroganza un altro bambino.
Avrei potuto farmi gli affari miei, continuare a fare il mio bagno in santa pace, ma poi ho sentito il padre dei bambini dir loro: “Dovete star attenti a quelle lì, sono cattive e se vi attaccano, possono farvi veramente molto male”.
I bambini lo hanno guardato come se avessero appena ascoltato l’Oracolo parlare, ed è quello sguardo che mi ha spinta ad intervenire e a dire la mia.
“Ciao bimbi! Ho sentito che avete visto una medusa!”
“Sì signora, ma stai attenta, mio papà ha detto che sono cattive e che ti possono anche attaccare!”
“Ma voi l’avete mai conosciuta una medusa?”
I più grandi mi guardano straniti, la più piccolina ridacchia divertita: “Io no!”
“Ti andrebbe se te la presentassi, così puoi farci amicizia?”. Adesso mi guarda stranita anche lei.
Individuo la medusa, che galleggia placidamente nell’acqua poco lontana da noi, e con cautela, toccandola solo sulla testa, la faccio emergere in superficie. I bambini, che fino a quel momento hanno trattenuto il respiro, immaginando mi avrebbe davvero attaccata, come del resto gli ha detto il loro papà, si abbandonano ad un: “Oooohhhh!” carico di meraviglia.
“Ma come hai fatto? Non ti ha nemmeno punta!”
“Non mi ha punta perchè l’unica parte urticante di questo animale sono i suoi tentacoli.”
“Ma allora non è vero che è cattiva! E non è vero che ti attacca!”. Il bambino si gira verso il padre che è rimasto in disparte a guardare la scena e che, ora, sembra decisamente in imbarazzo. “Io non lo sapevo che solo i tentacoli fossero urticanti! I miei genitori mi hanno sempre detto che sono capaci di procurare ustioni molto dolorose e di tenermici alla larga...” cerca di discolparsi, avvampando. - I miei genitori mi hanno sempre detto che... - ecco fatto! Ecco dove questo padre ha imparato a temere le meduse. E affinchè i suoi figli non ne abbiano paura, occorre spezzare la "catena".
Mi giro verso i piccoli: “Vedete bambini, tutto ció che non conosciamo ci fa paura...adesso peró la medusa la conoscete, sapete che dovete stare attenti ai suoi tentacoli, sapete che è un essere docile, che si lascia trasportare dalla corrente e che non ha alcuna intenzione di aggredirvi, non ha denti e non ha unghie. E i bambini non fanno parte del suo menù!”
“Posso accarezzarla?” mi domanda timidamente e alquanto titubante la più piccola.
“Certo che puoi, qui, sulla sommità della testa.”
La piccola la tocca con un dito, è rapidissima, come se non fosse del tutto convinta di potersi fidare. Poi la tocca con la manina aperta, ride e mi guarda: “Che bella! È liscia e gelatinosa”.
Vedendo che la bimba non è morta, a turno la accarezzano tutti, fino a quando non viene invitato anche il padre a fare lo stesso. E così tutti si convincono che la medusa non sia più un animale marino da temere.
Poi cominciano a piovere domande: “Ma come si fa a capire se è un maschio o una femmina? Ma dov’è la sua bocca? Da dove esce la cacca? Ma fa anche la pipì? Ma quando fa i piccoli, depone le uova?”
Io spiego che non sono una biologa marina e che non so proprio rispondere alle loro domande che, comunque, sono molto interessanti e incuriosiscono anche me. Così il più grande, quello che avrebbe desiderato le meduse morissero tutte, propone al padre di tornare all’ombrellone e di fare una piccola ricerca tramite smartphone.
Qualche ora più tardi, gli stessi bambini sono di nuovo in acqua. Io sono distesa sul mio lettino, ma posso vederli e soprattutto sentirli.
“Ah guarda, c’è un’altra medusa! Che bella che è!” dice la solita piccolina.
“Sì, è proprio bella, ma adesso spingila un po’ più al largo, così non rischia di arrivare a riva, altrimenti muore sulla sabbia. Mi raccomando: spingila dalla testa e stai lontana dai tentacoli!”.
“Sì, lo so, lo so!” gli risponde lei con l’aria di chi la sa lunga.

Gli adulti hanno un ruolo fondamentale nell’educare i più piccoli. Tutto ció che noi diciamo loro, viene assunto come se fosse l’unica verità possibile, una verità assoluta. È per questo che è fondamentale dare informazioni che siano corrette.
È importante insegnare ai più piccoli il rispetto verso il prossimo, verso la natura e gli animali; è importante insegnar loro il valore dei ruoli, di ció che è il bene e di ció che è il male, più che di ció che è giusto e di ció che è sbagliato, che puó basarsi anche su norme soggettive e personali; è importante insegnar loro ad ascoltarsi, a prendere consapevolezza dei propri stati emotivi, legittimandoli tutti.
È importante dare regole, dare confini, infondere sicurezza.
È importante ascoltare ció che hanno da dirci e, ancora di più, quando sembrano non aver niente da dirci.
I bambini sono il futuro del nostro Pianeta. E sono anche lo specchio di ció che siamo noi. Equipaggiamoli con cura, diamo loro quanti più strumenti possibili, non permettiamo alle nostre paure o alla nostre mancate conoscenze di influire sullo sviluppo delle loro idee e del loro intuito.
Sono la nostra eredità. Dobbiamo esserne responsabili.

Related Articles

Che cos'è l'EMDR e come funziona?

Che cos'è l'EMDR e come funziona?

Psicologia e Psicoterapia: le medicine della mente

Psicologia e Psicoterapia: le medicine della mente

Psicologa Psicoterapeuta iscritta all’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto (nr. 9960)  - P. iva: 04611260276